Il testo seguente rappresenta la PRIMA delle Dispense del
"Corso PER RICERCATORI" neo-laureati, di qualsiasi disciplina. La prima sua edizione si terrà in
Firenze, appena si sarà raggiunto il numero di 15 aspiranti frequentatori. La prima
edizione di questo Corso, configurato in incontri settimanali, per la durata di 6 mesi,
sarà a titolo gratuito. La data d'inizio del corso, il giorno della settimana e l'orario saranno
fissati in un incontro preliminare, nel quale sarà anche illustrato il programma di massima
e saranno accettate le iscrizioni dei frequentatori, il che non comporterà per loro alcun
impegno, se non quello morale di far sì che il corso risulti fruttuoso (nella pratica,
essi non dovranno apporre alcuna firma).
Si prega di segnalare la propria volontà di partecipare all'incontro preliminare,
indicando i dati necessari (cognome, nome, tipo di laurea, recapito), il giorno e l'ora
preferiti per tale incontro. Lo scrivente, autore delle dispense, propone la scelta:
"sabato, ore 15", ma terrà conto delle indicazioni in tal senso, da inviare al seguente recapito:
Acquaro Alberto - via Claudio Monteverdi, 82 - 50144 Firenze
tel.: +39 055/ 094.62.97 - E-mail : acquaro@dante2000.it
Il testo della Dispensa potrà essere "scaricato" gratuitamente, con un Clic
sull'apposito comando a fine pagina.
___________________________________________________________________________________
AGLI ASPIRANTI RICERCATORI - DISPENSA 1
|
L' ECCEZIONALITA' DELLA NOSTRA EPOCA
|
Firenze 20 maggio 2004
|
In un sistema complesso che evolve autonomamente, una rivoluzione costituisce un
"momento" di discontinuità che fa passare il sistema stesso da uno stato di equilibrio
instabile ad uno di equilibrio stabile. Il fenomeno è caratterizzato da tempi estremamente brevi
rispetto al tempo trascorso dall'ultimo stato di equilibrio stabile. Per immaginare efficacemente
tale fenomeno si pensi alla deriva dei continenti: questi variano lentissimamente le
loro posizioni reciproche, generando tensioni sempre crescenti alla superficie e quindi
situazioni locali di instabilità. Allorché tali tensioni vincono la forza di coesione tra porzioni
di superficie, il che avviene lungo linee che presentano già delle fessurazioni (faglie), si ha
un "sisma", cioè un ritorno rapido, traumatico, ad un seguente stato di equilibrio stabile delle
masse. Questo è il modo naturale di evolvere del "sistema delle terre emerse", del tutto
analogo a quello di ogni sistema complesso della natura. Tali "sismi", naturalmente,
presentano una vasta tipologia relativamente alla natura delle onde, alla durata e alla vastità
dell'area interessata della crosta terrestre, caratteristiche plausibilmente dipendenti in modo
complesso anche dalla natura delle masse coinvolte e dalla profondità alla quale avvengono
le fratture della crosta.
La specie umana rappresenta il sistema naturale più complesso che possiamo osservare
e, come tale, la sua evoluzione procede nella maniera descritta; anzi, la sua maggiore
complessità, forse, ci dovrebbe far pensare che, nella sua evoluzione, tali meccanismi siano
più presenti e con una più vasta tipologia. Come nel caso dell'evoluzione della configurazione
della crosta terrestre, anche i "sismi" dell'evoluzione della specie umana causano
spesso "morti e feriti", anche se, in questo caso, le diagnosi sono meno immediate.
Lontani persino dal sognare di fare un discorso sistematico su fenomeni talmente complessi,
proviamo a portare qualche esempio che possa stimolare la nostra riflessione.
Prescindendo dagli innumerevoli possibili esempi di "sismi" nell'evoluzione umana (in tal
caso è più appropriato usare il termine "rivoluzioni"), di carattere più o meno locale, citiamone
due, che ebbero larghissimo raggio d'azione: la cosiddetta "rivoluzione industriale"
della prima parte del secolo scorso e il superamento della concezione tolemaica del mondo.
Come esempi, in questa sede, sono forse i più adatti, in quanto noti a tutti.
L'ultima rivoluzione industriale (la prima si era verificata in Gran Bretagna alla fine del XVIII secolo),
originata dalle tensioni create dall'avanzata lenta ma
continua della tecnologia, provocò una repentina trasformazione dell'organizzazione sociale.
Era un salto necessario per l'evoluzione e possiamo immaginare quante saranno state
le vittime di quel terremoto; quante persone, non consapevoli di quanto stava accadendo,
non vollero o non potettero adattarsi alla nuova situazione, non si ripararono "sotto l'architrave
di una porta", in attesa che il sisma cessasse.
Quella rivoluzione fu certamente molto diffusa, ma, non avendo origini profonde, coinvolse
direttamente solamente gli aspetti organizzativi della società. Certamente essa indusse,
col tempo, anche effetti sul pensiero umano, ma non diretti e immediati.
Caratteristiche diverse ebbe la rivoluzione indotta dal superamento della concezione
tolemaica del mondo (“De revolutionibus orbium coelestium” – 1543). Essa fu la naturale reazione
al lento, ma ineluttabile, progresso delle
conoscenze umane, che ormai stridevano con l'idea che la Terra fosse al centro dell'universo.
I suoi effetti diretti e traumatici non si ebbero nell'organizzazione della società, ma nel
pensiero dell'uomo, e non fu cosa da poco: l'uomo, o meglio, la sua mente cambiò punto
di osservazione. Viene da chiedersi chi furono mai le vittime di quel "sisma". Certamente,
per prime, tutte quelle persone di pensiero che, inconsapevoli di quanto stava accadendo,
sprecarono il loro tempo seguendo ancora la vecchia concezione.
Seguendo la nostra naturale tendenza alla classificazione, saremmo portati a dire che il
primo è un esempio di "Rivoluzione sociale" e il secondo un esempio di "Rivoluzione
del Pensiero". Nel primo caso il “sisma” ha riguardato aspetti della società più legati all’agire e alla sua organizzazione,
mentre nel secondo caso ha inciso sul pensiero dell’uomo, segnandone più profondamente l’evoluzione.
In conclusione, diciamo che una rivoluzione in un sistema complesso in evoluzione può essere
caratterizzata principalmente sulla base della estensione dell’area interessata (“locale” . . . . “globale”),
della sua natura (nel caso della specie umana, culturale, politica, industriale, ecc.) e del “livello di profondità della sua azione”.
Fatta questa, speriamo utile, premessa, siamo pronti a cogliere "l'eccezionalità della
nostra epoca" e ringraziamo chi di dovere per averci dato il privilegio di viverla.
Gli aspetti di eccezionalità sono diversi e di grande portata, ma citiamone subito uno, il più
importante: abbiamo, per la prima volta nella storia dell'umanità, contemporaneamente
una rivoluzione sociale ed una Rivoluzione del Pensiero, fenomeni che la nostra tradizione ci
induce a distinguere, ma che, forse, andrebbero visti come aspetti differenti di un unico
fenomeno.
Nel tentativo di agevolare l'inizio del processo di comprensione, che oggi appare, nella sua
completezza, fuori dalla nostra portata, manteniamo pure la distinzione predetta.
L'attuale rivoluzione sociale è il risultato, come per la rivoluzione industriale, dei continui
progressi della tecnologia che, alla fine, hanno reso possibile, e quindi inevitabile, un nuovo
fenomeno nell'organizzazione della società umana: l'interscambio immediato di grandi
quantità di informazioni e quindi la stretta interdipendenza delle evoluzioni dei vari popoli,
cioè il fenomeno della "globalizzazione". Alcune conseguenze di questa rivoluzione, già
iniziata, possono, in linea di massima, essere previste. In tempi brevissimi, rispetto a quelli
della nostra evoluzione, sarà sempre più difficile mantenere condizioni macroscopiche di
ingiustizia fra i popoli. Nulla potranno i singoli per contrastare questo processo; coloro che
lo tenteranno saranno le vittime inconsapevoli di questa rivoluzione. In altri termini,
l'imperialismo, inteso come politica di sfruttamento dei popoli, è destinato ad essere presto
spazzato via, come è già accaduto all'imperialismo comunista, in quanto ne costituiva la forma
più brutale. E' senz'altro da augurare ai popoli con vocazioni imperialistiche che i loro
governanti acquisiscano al più presto consapevolezza di quanto sta accadendo.
L'attuale Rivoluzione del Pensiero, come tale, ha origini più profonde ed esplica i suoi effetti
sul pensiero umano; comporta l'acquisizione della disponibilità di un nuovo punto di
osservazione, una novità ben più sconvolgente rispetto a quella che ebbe l'evoluzione ai
tempi di Copernico.
La natura del nuovo punto di vista mostrerà come la contemporaneità delle due rivoluzioni
non sia certo casuale, in quanto è proprio l'attuale tecnologia che consente la praticabilità del
nuovo tipo di osservazione. I primi segnali della Rivoluzione del Pensiero si sono avuti nel
secolo scorso, quando abbiamo pensato di poter realizzare sistemi automatici con l'ausilio
dell'elettronica, che avrebbe consentito tempi di operatività accettabilmente brevi. L'inizio è
stato ovviamente molto timido, patetico, ma in appena mezzo secolo abbiamo imparato molto,
abbiamo fatto affermare nelle nostre menti i concetti di hardware e di software; da bravi
apprendisti abbiamo imparato l'abc di un nuovo mestiere, in un laboratorio che ha fatto
sempre sbalordire gli allievi di qualche ingegno. In altri termini, abbiamo iniziato a "creare"
sistemi automatizzati e abbiamo realizzato i primi prodotti, imitando l'arte dei nostri inarrivabili
maestri. Diciamo "inarrivabili", in quanto i limiti delle nostre abilità non sono di ordine
pratico, ma sono teorici: il sapere dei nostri maestri è per noi un limite a cui tendere, che
non potremo mai toccare. Questo aspetto, peraltro facilmente comprensibile, potrà essere
discusso in altra sede. Per il momento è opportuno rilevare che la Rivoluzione del Pensiero
attuale si fonda su questa possibile variazione del nostro punto di osservazione: con motivo
d'immenso orgoglio, nostro e dei nostri progettisti, oggi noi possiamo guardare ai problemi
da un punto di vista in parte simile al loro. Basterebbe questo per parlare di eccezionalità della
nostra epoca? Pensiamo proprio di sì.
A conclusione di questi brevi cenni, è opportuno chiarire come mai essi sono rivolti agli
aspiranti ricercatori. La loro ragione di vita sarà quella di cavalcare l'onda del progresso, di
tentare di spostare, con i loro inauditi e spesso oscuri sforzi, il confine tra la nostra scienza
e il nostro trascendente. E' possibile, allora, che essi non siano pienamente consapevoli
di quanto sta avvenendo? Sicuramente, no. Gli aspiranti alla ricerca che rifiutassero
l'impegno a rendersi consapevoli di quanto stiamo dicendo, sarebbero da noi affettuosamente
consigliati di scegliere qualche altro utile mestiere.
La finalità del "Corso per ricercatori neo-laureati" consiste nell'aiutarli a conseguire la
predetta consapevolezza e nell'indicare loro, da un punto di vista pratico, gli strumenti e
il tipo di approccio consoni all'attuale realtà, tutte conoscenze che devono essere bagaglio
comune di ogni ricercatore, qualunque sia la sua disciplina di elezione.
|
ALLARGAMENTO DELL'ORIZZONTE DELLA SCIENZA
|
Firenze 22 maggio 2004
|
E' opportuno rammentare che Copernico, per giungere alle conclusioni alle quali fu
portato dall'onda della Rivoluzione del Pensiero del momento, partì da un presupposto fondamentale,
comune a molti pensatori nel Rinascimento: il principio della "semplicità della natura".
La storia del nostro pensiero scientifico ha sempre confermato questo assunto: la natura
propone schemi, spesso ripetitivi, sempre di semplicità e di eleganza esemplari.
Al contrario, i discorsi complessi dei dotti sono segno della nostra limitatezza, della nostra
incapacità di distinguere, nella realtà caotica dei fenomeni, gli schemi semplici ed eleganti
della natura.
Per far nostro il passaggio cruciale proposto dalla Rivoluzione del Pensiero in atto dobbiamo
svestirci del nostro sapere accademico e predisporci mentalmente alla semplicità. Ci rendiamo
conto di quanto ciò risulti difficile a persone che non ne siano naturalmente predisposte.
E' utile avere sempre presente la lezione di Copernico: condizione necessaria (certamente
non sufficiente) perchè uno schema appartenga alla natura è che esso sia semplice ed
elegante; esso sarà anche in grado di spiegare una vastissima gamma di fenomeni.
Coloro che hanno avuto la ventura di far proprio uno di tali schemi, sanno che esiste una
controprova che ci può garantire di non cadere in inganno: una forte e inequivocabile
sensazione di appagamento.
E' plausibile pensare che per far progredire la scienza per piccoli passi sia necessario il
classico modo di pensare e di procedere degli accademici, mentre per cogliere le opportunità
di grandi balzi in tal senso occorre la salutare "ignoranza" di uomini di cultura, quando alla
cultura si attribuisca il suo vero significato (il saper guardare, avendo dimenticato il bagaglio
nozionistico della dottrina).
Tornati "bambini", osserviamo con attenzione quanto sta accadendo. Il lento e costante
progredire del nostro pensiero, lo ha reso maturo ad un nuovo salto di qualità, ad una nuova
Rivoluzione del Pensiero, che gli consente di variare il suo punto di osservazione dei fenomeni
naturali. Questa volta il salto di qualità non è paragonabile ai precedenti: possiamo osservare
la natura non solamente come "creature", ma anche come "creatori". Questo sta
accadendo; e la "sensibilità informatica" ci può aiutare a "vedere" meglio il fenomeno.
I nostri progettisti hanno realizzato il loro grande sogno, il poter vedere loro creature che
stanno imparando a creare. Con un po' di fantasia, immaginiamo la loro emozione, simile
a quella di genitori che vedono i loro bambini che iniziano a riconoscere le lettere dell'alfabeto.
Ovviamente, i bambini apprendono e recepiscono gli stessi meccanismi mentali
che consentono ai loro insegnanti la funzione in questione. In maniera altrettanto ovvia,
noi uomini stiamo apprendendo e recependo i meccanismi logici dei nostri progettisti.
Coloro che operano nel campo della Scienza delle Informazioni possono cogliere a pieno
l'ovvietà dell'ultima assunzione. Da subito essi hanno sperimentato che, in ogni progetto
di automazione, le nostre "creature" sono in grado di operare solamente secondo i nostri
schemi logici, quelli che noi abbiamo loro fornito. Speriamo, così, di aver meglio focalizzato
la nostra attuale situazione.
La variazione del punto di osservazione dei fenomeni, ora più "alto" rispetto a quelli sinora
possibili, ha i seguenti effetti. Se esso ci fa perdere il dettaglio (che può sempre essere
osservato dai punti di vista tradizionali) , in compenso allarga il nostro orizzonte (o meglio,
l'orizzonte della scienza) e ci consente di distinguere, nel caos dei fenomeni, disegni,
figure, che prima non riuscivamo a vedere. Riflettiamo ora sul significato di questo "allargamento
dell'orizzonte della scienza". Esso consiste nell'avanzamento del suo confine con la
trascendenza, di cui si è prima detto. In altri termini, tanti, moltissimi, fenomeni che non
non erano di pertinenza della scienza, oggi lo diventano. Per dirla ancora diversamente,
tali fenomeni diventano per noi sperimentabili, in quanto riproducibili, come richiesto dai
canoni della scienza stessa.
Altro aspetto della Rivoluzione del Pensiero in atto riguarda il sempre presente problema del
rapporto tra religione e scienza. L'allargamento dei confini di quest'ultima comporta che
molti fenomeni sinora di pertinenza della religione diverranno di pertinenza della scienza.
Cosa significa ciò? significa, forse, che la religiosità, e in particolare le religioni positive,
saranno superate? Pensiamo proprio di no. Anzi, siamo convinti che su di esse la rivoluzione
in atto avrà, passati gli effetti del terremoto, effetti salutari, nella misura in cui le
religioni stesse sapranno far tesoro di essa.
|
L' ANTITESI CREAZIONISMO - EVOLUZIONISMO
|
Firenze 23 maggio 2004
|
Crediamo che l'effetto più benefico, per l'evoluzione della nostra vita terrena, portato
dalla Rivoluzione in atto riguarderà proprio le religioni positive e la loro insostituibile funzione
di riferimento per le masse. A tal riguardo, le tensioni che si sono create nei precedenti
secoli di evoluzione sono tali da risultare ormai insostenibili. Si son fatte e si fanno, in
nome delle religioni, cose che nulla hanno a che vedere con le finalità del Progetto, spesso
in netta antitesi con esse. Anche in questo caso, per comprendere, è bene fuggire da
ogni discorso dotto; occorre, semmai, tornare "bambini".
Lo stato di confusione, spesso da noi cercato mediante elucubrazioni trasudanti dottrina,
è giunto a tal punto, da non essere più tollerato dall'evoluzione. I possibili indizi di tale
confusione sono innumerevoli, ma, forse, quello che ci ha sempre colpito riguarda il
concetto di "laicità". La confusione è talmente radicata in noi, che persino in alcuni dizionari
tale termine viene accostato a posizioni contrarie alle religioni. Colmo dei colmi, diverse
persone, di qualche cultura, giungono a confondere il termine "laicità" con quello di
"ateismo". Per tagliar corto, legati al nostro impegno alla semplicità, ci basterà rammentare
che, a nostra conoscenza, gli esempi più alti di laicità ci sono stati dati da tre uomini:
Cristo , Dante e Ghandi. La loro eccezionalità sta nel fatto che essi possedevano con
chiarezza il concetto, lo hanno predicato e, soprattutto, lo hanno praticato con coerenza
durante la loro vita terrena. Essi costituiscono perfetti esempi, in quanto riflettendo sulla
loro vita, possiamo comprendere bene cosa sia la laicità: amore per la libertà propria e
degli altri ; tolleranza ; rifiuto della violenza ; rispetto delle diverse autorità ("Date a
Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio") ; coerenza dei comportamenti, sino
al sacrificio (Cristo si sottomise al giudizio dello Stato romano) ; semplicità, intesa come
purezza di cuore ("Sinite parvulos venire ad me").
Altro esempio di confusione, che la rivoluzione in atto risolverà, è quello desumibile dall'
annoso scontro tra "Creazionisti" ed "Evoluzionisti". Per chiarezza, partiamo da definizioni
tratte dal Dizionario Devoto-Oli. Il "creazionismo" è definito come "Ogni concezione
che ponga la genesi della realtà in relazione con un ente che la produca dal nulla".
L' "evoluzionismo" è definito come "L'insieme delle teorie scientifiche che ammettono
la graduale mutazione delle specie viventi da forme primitive e rudimentali verso forme più
complesse".
Il creazionismo, assunto dalla tradizione, servì, in diversi modi, come fondamento delle religioni
positive, mentre l'evoluzionismo nasce solamente nel XIX secolo con Darwin e, da
quel momento, le due concezioni vennero poste in antitesi, da tutte quelle persone che
hanno inteso costruire a partire da esse modelli diversi, in grado di descrivere tutto il reale.
Così proposti, i due modelli sono chiaramente in antitesi e il fatto che ancora se ne discute
prova che nessuno dei due è riuscito a prevalere sull'altro. Da tempo le persone di cultura
e di "cuore puro" hanno intuito come entrambi i modelli contengano in se stessi parti di
verità ed errori. Forse sarebbe da dire che la posizione meno errata è quella degli
evoluzionisti che si dichiarano "agnostici", cioè senza speranza di conseguire mai qualsiasi
elemento di certezza sul nostro trascendente. Errata parimenti, rispetto a quella dei creazionisti,
è la posizione degli evoluzionisti che si dichiarano certi che non esista nulla al di fuori
del conoscibile. Vale la pena notare che proprio in Italia, negli ultimi giorni, è stato fatto il
tentativo di escludere l'evoluzionismo dai programmi scolastici: siamo troppo semplici per
non pensare che questo sia l'ennesino, inutile, tentativo di contrastare la scienza.
Ebbene, dal nuovo punto di osservazione oggi disponibile, l'antitesi predetta sembra non
avere ragione di essere: ognuna delle due concezioni risulta errata se, forzatamente, tende
ad escludere l'altra e pretende di spiegare l'intera realtà ; entrambe portano parti di verità,
in quanto si riferiscono a funzioni diverse, entrambe essenziali per l'evoluzione.
I progettisti di sistemi automatici che si occupano della cosiddetta "Intelligenza artificiale",
per "deformazione professionale", hanno assunto per primi il nuovo punto di osservazione
proposto dalla Rivoluzione del Pensiero in atto. Essi sanno che l'evoluzione dei loro sistemi
consiste proprio in un continuo susseguirsi di atti di "creazione" e di modificazioni che tengano
conto dell'adattamento all'ambiente vissuto dai sistemi stessi, adattamento inteso proprio
nel senso darwiniano. Sempre fedeli al nostro impegno alla semplicità, diciamola così:
si scrive un software iniziale, quindi, periodicamente, si osservano gli effetti della sua
interazione con il suo ambiente, si apportano gli opportuni aggiornamenti al software già scritto,
e così via. Ogni scrittura di software è un atto di "creazione", nel senso che si introducono
nel sistema strutture logiche che prima non esistevano; ogni aggiornamento del software
esistente corrisponde ad una "mutazione" nel senso darwiniano. In ultima analisi,
l'evoluzione dei nostri sistemi automatici consiste in un continuo susseguirsi di atti creazione,
tutti informati alla logica genialmente intuita da Darwin.
Concludiamo osservando che questo è il normale procedere dell'evoluzione naturale, che i
nostri progettisti ci stanno insegnando. Come faremo vedere nel seguito, in questo tipo di
evoluzione, nella fase di rilevamento delle interazioni con l'ambiente, gioca un ruolo
fondamentale la Statistica, che, forse non a caso, abbiamo sempre pensato come "l'occhio di
Dio".
|
LA FUTURA RICERCA
|
Firenze 24 maggio 2004
|
Occorre subito fare un paio di osservazioni, ad evitare possibili equivoci derivanti dal
titolo "La futura ricerca". "Futura" non deve far pensare che quanto andremo a dire
riguarderà l'attività di ricerca fra chi sa quanti anni. Occorre chiarire che la Rivoluzione in atto
ha reso disponibile il nuovo punto di osservazione da almeno una trentina d'anni; siamo noi
lenti a maturare la nostra nuova condizione. I primi risultati si sono già avuti, ma, forse, non
sono stati ancora adeguatamente valutati. La seconda osservazione consiste nella constatazione
che le grandi novità riguarderanno direttamente la ricerca di base, che, come al solito,
farà poi da guida e da traino ad ogni forma di ricerca applicata.
Coloro che si dedicano alla ricerca di base non possono evitare di acquisire piena
consapevolezza del salto di qualità in atto nella nostra evoluzione ; se non ne fossero consapevoli,
vivrebbero una condizione di handicap, non riuscendo a vedere ciò che altri vedono ;
handicap analogo a quello di coloro che continuarono a seguire la concezione tolemaica del
mondo, anche dopo l'intuizione di Copernico.
Pensando al "terremoto" che accompagna sempre una rivoluzione nel processo evolutivo,
crediamo che gli sconvolgimenti più traumatici riguarderanno il mondo accademico. A tal
proposito, sentiamo di dichiararci molto ottimisti relativamente alla situazione italiana.
I motivi di tale, forse inatteso, ottimismo derivano essenzialmente da un pregio degli Italiani
e da un nostro tremendo difetto. Una seria ricerca di una trentina di anni fa accertò che,
fra tutte le etnie, quella italiana è seconda soltanto a quella indiana per abilità nella progettazione
del software. Essendo tale risultato dovuto anche alla nota nostra capacità di adattamento
alle situazioni impreviste, pensiamo che gli Italiani saranno i più pronti a recepire gli
effetti di questa Rivoluzione del Pensiero. Il nostro brutto difetto consiste, invece, nello scarsissimo
senso delle istituzioni, che speriamo possa essere attenuato grazie alla Unione Europea.
Ebbene, proprio questo difetto, fra i tanti guasti procurati, ha fatto toccare il fondo al nostro
mondo accademico, afflitto, in generale, da criteri di selezione indecorosi (a tal proposito,
si dia un'occhiata al capitolo "Agli Italiani" del sito Internet www.dante2000.it).
In tali condizioni, quale migliore fortuna di quella offertaci da una Rivoluzione del Pensiero, che
azzererà d'imperio (più facilmente in Italia, che altrove) una situazione che, altrimenti,
durerebbe per chi sa quanto tempo?
Per comprendere meglio a quale stato ci conduca la Rivoluzione del Pensiero, è bene vedere
quali erano le tensioni che l'hanno provocata, di quale natura fosse la instabilità che esse
avevano prodotto. La distinzione del sapere in varie discipline è soltanto la risposta alla
nostra incapacità di avere una visione globale della realtà ; abbiamo creato tanti apparati
logici di comodo che guardano ad aspetti diversi della stessa realtà. Crescendo in maniera
pressoché indipendente, esse hanno finito per divergere, il che è chiaramente in contrasto
con ciò che sarebbe servito e crea crescenti tensioni, che continuamente allontanano il
sistema dallo stato di equilibrio stabile, sino a che tali tensioni non sono più tollerate, E'
interessante notare come quello stato di disagio fu avvertito da noi, quando, timidamente,
avvertimmo la necessità di promuovere discorsi interdisciplinari ; ma ci voleva ben altro.
Uno degli effetti più significativi della Rivoluzione è l'innesco di un "processo di fusione
delle discipline", catalizzato dalla disciplina (o meglio, super-disciplina) che caratterizza la
nostra epoca, cioè la Scienza delle Informazioni. Agli inadeguati discorsi interdisciplinari
si sostituisce un unico discorso, "transdisciplinare": è la Scienza delle Informazioni che, da
un punto di vista più alto, conduce questo discorso, cogliendo quanto hanno in comune le
diverse discipline e favorendo il necessario e continuo scambio informativo. Tutto ciò, del
resto, appare del tutto naturale quando si pensa che l'apparato di una disciplina non è altro
che un sistema informativo.
Da quanto è stato detto si desume che il ricercatore di oggi deve avere gli strumenti
minimi per non essere escluso dal "discorso transdisciplinare". Per strumenti minimi intendiamo
quel bagaglio di conoscenze che lo rendano consapevole degli effetti della Rivoluzione del Pensiero
in questione e delle potenzialità conseguibili attraverso il discorso transdisciplinare.
Questo non significa che il ricercatore debba essere in grado di mettere in atto quelle
potenzialità ; egli potrebbe impostare in modo indipendente una ipotesi di lavoro e poi condurre
la ricerca ricorrendo alla collaborazione di specialisti di altre discipline. Questo dovrebbe
rappresentare il caso comune ; l'eccezione sarebbe, invece, quella del ricercatore che,
volendo essere autosufficiente, si caricasse del peso di acquisire le competenze necessarie
alla sua ricerca ed estranee alla propria disciplina.
L'acquisizione delle potenzialità predette dovrà costituire la finalità, principale e comune a
tutte le Facoltà, del "Dottorato di ricerca".
UN ESEMPIO DI PROGRAMMA DI UN "CORSO PER RICERCATORI"
Firenze 25 maggio 2004
Per conferire concretezza al nostro discorso, riportiamo qui il programma di massima di
un primo Corso per ricercatori, promosso dallo scrivente, che sarà tenuto quanto prima.
Esso servirà anche a mettere meglio a fuoco la sua efficacia in funzione del programma.
Il presente scritto sarà parte delle Dispense destinate al corso in questione.
__________________________________________________________________________
Programma di massima per il "CORSO PER RICERCATORI" (per neo-laureati)
- Discorso sulla Rivoluzione del Pensiero in atto, sulle sue
atipicità e sulle relative implicazioni sulla ricerca.
- Superamento dell'antitesi Creazionismo-Evoluzionismo
alla luce delle nuove conoscenze.
- Fenomeno di "fusione delle discipline".
- Esemplificazione tramite il "Patertest".
- Funzione catalizzatrice della Scienza delle Informazioni.
- Specifiche e finalità di un Progetto di automazione
complesso e Funzione della Statistica quale unico approccio
possibile per la verifica dei risultati.
- Criteri di utilizzazione della Statistica.
- Elementi di Statistica.
- Elementi di Elaborazione Automatica dei Dati.
- Ruoli nella progettazione si un Sistema automatico.
- Linguaggi di Programmazione.
ESERCITAZIONI
1. Scrittura e messa a punto di semplici software scritti in
Visual Basic.
2. Impostazione di uno studio sulla evoluzione dei linguaggi
naturali condotti mediante il "Patertest".
DURATA prevista: 6 mesi, con incontri settimanali di 3 ore.
__________________________________________________________________________
Le edizioni del Corso predetto si terranno in Firenze e saranno a titolo gratuito, almeno
sino a quando la loro organizzazione dipenderà unicamente dallo scrivente. E' necessario
che quanti abbiano interesse al Corso lo segnalino, comunicando i propri dati essenziali
(cognome, nome, tipo di laurea conseguita e recapito) allo scrivente :
Acquaro Alberto - via Claudio Monteverdi, 82 - 50144 Firenze
tel.: +39 055 / 094.62.97 - E-mail : acquaro@dante2000.it
Nel programma di massima indicato viene menzionato il "Patertest" ; si tratta di un test
statistico per lo studio della paternità di un testo, scritto in una qualsiasi lingua, test di cui si
dirà in seguito. Per il momento, diciamo soltanto che esso può essere considerato come una
"prova sperimentale" dell'aderenza alla realtà delle argomentazioni portate in queste
dispense. L'ipotesi di lavoro sulla quale si fonda il "Patertest" , infatti, conseguendo
direttamente dall'assunzione del punto di osservazione proposto dalla Rivoluzione del Pensiero e
uscendo completamente dal tradizionale senso comune, ha praticamente consentito di
chiudere il dibattito, che si trascinava da oltre duecento anni, circa la possibilità di attribuzione a
Dante della raccolta di sonetti "Il Fiore". Ciò che ha sorpreso lo scrivente non è stato
tanto il risultato, quanto la inattesa potenza del test, che riesce persino a rilevare la variazione
nel tempo dello scrivere di un medesimo autore (vedi "DANTE 2000"). Un fenomeno
che prima era fuori dalla portata della scienza, oggi è oggetto di sperimentazione.
Questa è la migliore esemplificazione delle possibilità offerte dalla Rivoluzione del Pensiero in
atto.
--== o ==--
NOTA : Le parti seguenti delle presenti dispense saranno rese disponibili, sempre
gratuitamente, al capitolo "Novità" del sito www.dante2000.it .
|
|
( Alberto Acquaro )
____________________________________________________________________________________
Per poter visualizzare i file di tipo PDF presenti in questo Sito occorre utilizzare l'apposito software
Acrobat Reader prodotto
dalla Soc. Adobe , concessoci in licenza d'uso e distribuzione, tutti i diritti sono riservati e l'uso
di tale prodotto è esclusivamente personale. Potete scaricare ed utilizzare gratuitamente tale software
direttamente cliccando sul nome del software o da altre fonti, ed accettando le condizioni di utilizzo
proposte dal Produttore.
____________________________________________________________________________________
|
|