Firenze, 22 novembre 2007 |
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Vale senz’altro la pena spendere qualche parola su un semplicissimo concetto di matematica finanziaria, che dovrebbe essere posseduto da tutti i cittadini.
Coloro che si occupano di finanza non parlano di “guadagno” (inteso anche in senso negativo) ma di “speranza matematica”, che è il prodotto del guadagno sperato per la probabilità di conseguirlo.
Occorre che ogni cittadino scolpisca nella propria mente quanto segue.
Colui che impegna il proprio denaro non avendo presente questo semplice concetto è immancabilmente destinato al triste ruolo del “pollo”.
Le grandi fortune degli istituti bancari, soprattutto in Italia, paese di furbi, si fondano sulla ignoranza dei clienti, che non hanno ancora maturato questo semplice concetto. I responsabili degli istituti, data la loro competenza in materia, operano una truffa continuata a danno dei clienti. Vediamo in cosa consiste questa truffa.
In ogni operazione, gli impegni finanziari delle parti (Banca e Cliente) dovrebbero essere calcolati sulle speranze matematiche, con un’equa ripartizione del rischio tra le due parti. Da tali calcoli si desumono i costi dell’operazione per il Cliente, che dovrebbero essere poi caricati dei costi vivi dell’operazione stessa e dal giusto compenso alla Banca per il servizio reso.
Tutto bene, se non accadesse che i costi dell’operazione vengono gonfiati a dismisura (introducendo, ad esempio, “costi di ingresso” e/o “costi di uscita”, etc...), sino ad annullare il rischio per la Banca. In pratica, l’intero rischio dell’operazione viene addossato sulle spalle dell’inconsapevole Cliente, il quale invece paga come se assumesse solamente una parte di tale rischio, vale a dire molto più del dovuto.
È chiaro che, presentando “guadagni sperati” più alti le operazioni ad alto rischio e vigendo il sistema truffaldino descritto, la Banca conseguirà guadagni abnormi proprio in queste operazioni. Per questo motivo i consulenti bancari disonesti (o spinti ad esserlo) consigliano al Cliente le operazioni più rischiose, convincendolo grazie alla prospettiva aleatoria di alti guadagni (o risparmi).
Un esempio per tutti. Nel caso di persone che accendono un mutuo per l’acquisto di una casa, è sin troppo chiaro che sia da escludere la scelta del “tasso variabile”. Ebbene il consulente bancario che non sconsigli vivamente questa scelta compie, al riparo di una legislazione iniqua, un crimine mostruoso : per pochi Euro (molti di più per la Banca), mette consapevolmente a rischio altissimo la vita di una famiglia.
Molti sostengono che gli istituti bancari italiani praticano una forma di usura legalizzata; io ritengo che questo giudizio sia eccessivamente benevolo.
Chi mai, se non lo Stato, dovrebbe fissare regole eque e rigorose per la gestione del denaro dei cittadini e operare il controllo del rispetto delle stesse?
I concetti qui esposti potrebbero essere compresi anche da un adolescente e allora perché la Scuola non pensa a porgerli sin dalle classi medie inferiori?
Alberto Acquaro
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