Firenze, 12 aprile 2006 |
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Le elezioni politiche hanno indotto in me un paio di convinzioni ;
a. che troppo presto si è gettato discredito sulla vasta schiera di statistici professionisti che
hanno prodotto sondaggi, Exit Pool e proiezioni ; b. che
l’Italia non è quella espressa dai risultati del voto, ma quella dei sondaggi.
Avendo lavorato da decenni nel settore della Statistica, ho subito recepito qualcosa di apparentemente
inspiegabile.
In due parole : è praticamente impossibile che diversi Istituti di ricerche demoscopiche abbiano
tutti sbagliato in maniera tanto grossolana (gli esperti non hanno memoria di
discostamenti così vistosi) e per tanto tempo (i sondaggi si facevano da mesi) ; ancora più
incredibile è il fatto che i loro pretesi errori coincidessero.
La razionalità impone solamente due possibili spiegazioni :
1. Che tutti gli Istituti abbiano volontariamente truccato i risultati dei sondaggi, nell’ambito
di un gigantesco complotto.
2. Che qualcuno o qualcosa abbia agito sull’ Elettorato nel momento del voto.
Sulla scorta di quanto ho potuto osservare, considerando che vasti territori italiani sono controllati in modo
capillare dalla malavita organizzata, conoscendo i personaggi e tenendo conto della posta in gioco,
sono certo che si sia verificata la seconda ipotesi. Questa è avvalorata
anche dagli Exit Pool, dall’ andamento delle successive proiezioni e da alcune anomalie in alcune Regioni.
Avendo a disposizione tutti i dati, compresi quelli delle precedenti elezioni, penso che si potrebbe argomentare con ancora maggiore
puntualità l’ipotesi stessa.
Sappiamo anche che oggi, come mai nel passato, è possibile violare con facilità e sicurezza la
segretezza del voto : basta fornire un cellulare all’elettore, che fotografa le
schede con i voti espressi e lo restituisce all’uscita.
Spero che siano chiari a tutti i motivi del pericolo tremendo che sta passando la nostra
Democrazia e spero ancor di più che il prossimo Governo pensi subito a provvedimenti che garantiscano
la segretezza del voto .
Essendo un uomo di scienza, la deformazione professionale mi porta ad avere un comportamento
atipico : prima affronto una questione sul piano razionale e, in seguito, la elaboro sul piano emotivo.
Tenterò di dire in poche parole quali sensazioni mi ha procurato la vicenda in questione, a prescindere da ogni aspetto politico.
Senz’altro, un profondo senso di prostrazione ; mi sento ferito nella mia dignità di uomo, quando vedo
che tutti i principi in cui credo, per primi quelli cristiani, vengono calpestati con tanta volgare indifferenza.
Alberto Acquaro
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