Firenze, 19 giugno 2006 |
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È fuor di dubbio che la che la segretezza sia condizione necessaria per la libertà del voto, primo
carattere distintivo di una Democrazia. Dovrebbe essere scontato per tutti che tale
segretezza non può essere solamente auspicabile, come accade oggi in Italia,
ma deve essere garantita con assoluta certezza.
Senza tale matematica certezza, non ha alcun senso parlare di Democrazia.
Si ha la sgradevole sensazione di vivere una realtà grottesca, proprio in questi giorni, nei quali tutti
i politici parlano con disinvoltura della nostra Costituzione, quali persone abilitate a discuterne e a modificarne il testo e
tutti non hanno la sensibilità politica di cogliere la estrema gravità di un tale vulnus alla
nostra Carta.
Si tratta solamente di una questione di principio? Non direi proprio, se teniamo conto dei seguenti fatti.
a. Oggi esiste un metodo semplice, sicuro e non costoso per violare la segretezza
del voto di un elettore : gli si affida un cellulare, con il quale egli fotografa la scheda con l’espressione del
voto ; uscendo dal seggio, l’elettore restituisce il cellulare. Il divieto di portare cellulari, esposto nei
seggi, non serve a nulla in assenza di controlli, peraltro tecnicamente possibili.
b. Un minimo di onestà intellettuale consente di nutrire la certezza che
la criminalità organizzata, che fonda le sue maggiori fortune nella connivenza della politica,
si serva di simili mezzi per controllare con puntualità l’esito delle elezioni, per propria iniziativa o
su commissione.
c. Le ultime elezioni del 10-11 aprile hanno fornito una chiara prova
che tali turbative della vita democratica possono riguardare non solamente le elezioni amministrative, ma anche quelle politiche (si legga il
messaggio "L’Italia è quella espressa dai sondaggi" del 12.4.2006).
Un politico che stimo, alla lettura del messaggio, si è dichiarato "perplesso" circa il merito dello stesso. Le sue
perplessità sicuramente cadrebbero se egli avesse pluriennale esperienza nell’ambito della Statistica.
Con angoscia mi domando perché, nell’agenda della politica, non si dà priorità assoluta al problema
esposto ; al di là delle possibili "perplessità" e delle opinioni, basterebbe l’argomentazione al
punto a. per giustificare tale priorità. La circostanza costituisce una ulteriore
prova di quanto poco sia radicato nel nostro Paese il concetto di legalità.
Alberto Acquaro
P.S. La mattina del 25 giugno scorso, a seguito di un chiarimento avuto con il Presidente del mio seggio elettorale,
ho rilasciato una dichiarazione (scritta al volo e quindi alla buona), che è stata verbalizzata
(
clicca qui per la fotocopia della dichiarazione ) .
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