Firenze, 1 febbraio 2007 |
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Il brano seguente è un Commento tratto dal Sistema
"I Vangeli per gli Ultimi". È stato riportato qui
in quanto la Rivoluzione del Pensiero (vedi Capitolo X di "Commedia 2000")
avrà sicuramente rilevanti implicazioni nel nostro prossimo vivere
sia individuale che sociale.
Gli affreschi di Michelangelo nella volta della Cappella Sistina costituiscono
una efficace esemplificazione di come nella mente dei grandi geni dell'umanità
siano chiari concetti basilari della nostra evoluzione, concetti di cui il genere umano prende coscienza faticosamente e con estrema lentezza. In questo senso le intuizioni geniali sono
tracce di un soffio divino ed escono dai limiti temporali imposti all'uomo.
Se fissiamo l'attenzione sugli affresci relativi alla creazione, possiamo vedere
che nella mente di Michelangelo erano chiari diversi concetti che la nostra società sta per acquisire soltanto
oggi, con una inimmaginabile fatica, vale a dire la
nuova visione del nostro mondo propostaci dalla attuale Rivoluzione del Pensiero.
Ancora una volta risulta verificato il principio intuito da Copernico : gli schemi della Natura sono sempre semplici, eleganti e atti a spiegare una vastissima
gamma di fenomeni. L'artificiosa complessità delle dottrine, indice dei limiti
dell'uomo, è origine di interminabili diatribe, spesso condizionate da ambizioni
di potere, che non portano mai alla soluzione di problemi di conoscenza.
Qui limitiamoci ad una "quasi telegrafica" elencazione di alcuni punti di
contatto tra l'opera di Michelangelo e la Rivoluzione del Pensiero.
Contrariamente a quanto accade nelle precedenti fasi della creazione ("La separazione
della luce dalle tenebre" e la "Creazione del sole, della luna e della vegetazione"), nelle quali
l'intervento di Dio è raffigurato come istantaneo e risolutore, nel caso della
creazione degli
esseri viventi complessi e, in particolare, dell' uomo (il più sofisticato fra essi e
quindi preso a simbolo), la creazione non si esaurisce in un atto istantaneo; le dita di
Dio e dell' uomo tese
quasi al contatto indicano un rapporto di creazione continua; in cosa
consista tale creazione
continua è chiarito nel lato destro della scena; il Creatore appare su uno sfondo
che vuole rappresentare l'intelligenza; la creazione consiste
in un continuo
trasferimento di intelligenza. Data la sua approfondita conoscenza dell'anatomia
umana, è chiaro che l'artista vuole raffigurare un cervello. Il gruppo di angeli attorno la
figura di Dio crea una sagoma incredibilmente simile all' immagine di una
sezione sagittale del cervello umano. Il primo a segnalare tale somiglianza è stato il
neurologo Frank Lynn Meshberger, del St. John's Medical Center in Anderson, Indiana (USA),
che ha descritto i tanti fattori di somiglianza sulla rivista
"Journal of American Medical Association". A mio avviso, il particolare più
significativo è costituito dal panneggiamento verde alla base, che non ha alcuna altra
funzione se non quella di descrivere il corso dell'arteria vertebrale.
Ebbene, il concetto di creazione continua,
che oggi fatica tanto a farsi strada fra gli "addetti ai lavori", è una delle conclusioni
alle quali conduce con
immediatezza e semplicità la Rivoluzione del Pensiero in atto.
Sempre a mio modesto avviso, nella composizione della Creazione dell'uomo è,
forse, individuabile un altro concetto importante, ovvio nell'ottica della Rivoluzione, ma
che incomincia ad affermarsi anche nel mondo accademico tradizionale : non esiste
"l' intelligenza", ma esistono "le intelligenze", ossia, non una capacità generalizzata
di soluzione dei problemi, ma distinte abilità per diversi tipi
di attività. Non è dato di sapere se Michelangelo fosse consapevole di tale
caratteristica del cervello umano, ma non è neppure da escludere che egli volesse
dir proprio questo, rappresentando un nutrito gruppo di angeli dietro la figura
del Creatore.
A proposito di tale caratteristica dei grandissimi geni, di possedere nella loro
mente schemi basilari della Natura, di essere in grado di gestirli in modo da
comunicarli, tramite diversi linguaggi, spesso quelli artistici, suscitando sentimenti
di autentica religiosità, è il caso di ricordare che, a tal riguardo, Dante rappresenta
un esempio mai eguagliato (se ne dice alla fine del Capitolo X di "Commedia 2000").
Alberto Acquaro
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