Firenze, 6 giugno 2005 |
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L' Italia e la globalizzazione |
Sembra che nessuno sappia che, qualche decennio fa, venne condotta da alcune Università americane una
approfondita ricerca statistica sulla produzione del software, ritenuta come attività cruciale per il futuro. L'ipotesi
di lavoro consisteva nell'accertamento della predisposizione naturale delle varie etnie a tale attività. Nella classifica che
ne risultò, il primo posto era occupato dagli Indiani e il secondo dagli Italiani.
Devo dire che quel risultato non mi sorprese. Già progettavo software per professione ed avevo capito che tale attività,
condotta ad alto livello, non necessita solamente di conoscenze tecniche, ma anche e, soprattutto,
di particolari tipi di sensibilità e di creatività.
Oggi, alla luce della ormai lunga esperienza di ricercatore, sento di dover fare, a quel riguardo, una
precisazione. Le caratteristiche degli Italiani, per noti motivi storici, variano fortemente con la
latitudine. Per farla breve, sono convinto che se, in quella ricerca, fosse stato
considerato non un generico campione di Italiani, ma un
campione di Siciliani (in particolare, della costa orientale dell'isola), con buona probabilità
il primo posto sarebbe toccato a quest'ultimo campione. La mia
convinzione fonda su dati storici noti a tutti, dati che, a mio avviso, trovano giustificazione nella rilevante
influenza araba sulle popolazioni della costa orientale della Sicilia.
Pochi oggi si rendono conto che l'Italia possiede una tale ricchezza naturale che le
consentirebbe di divenire uno dei leader mondiali, sia nel campo economico che in quello politico. Un
serbatoio inesauribile di potenziali progettisti di software a livello di eccellenza, come nessun'altra nazione potrebbe
permettersi, che ci affrancherebbero dall'attuale condizione umiliante di semplici consumatori di una
"merce", che avrà sul mercato un valore ben superiore a quello del tradizionale "made in Italy".
Rispetto ai nostri tradizionali prodotti, poi, il software costituisce un prodotto facilmente difendibile da tutte
quelle azioni di "pirateria", che oggi ci penalizzano nel mercato mondiale.
E' ovvio che, per mettere a frutto questa nostra enorme potenzialità, occorre
un'azione consapevole, mirata e
costante della Politica, della Politica
vera, mossa da grandi idee e lontana dai tristi giochi di potere, dei quali gli Italiani sono stanchi e, credo,
nauseati come me. Questa sarebbe un'idea, una priorità condivisa, che dovrebbe fare da cemento
per Partiti politici diversi, che, giustamente, rappresentano sensibilità diverse nei confronti di tanti altri problemi.
Cercando di immaginare alcuni aspetti di questa azione condivisa e vitale per la nostra Nazione, penso che l'ambiente di
riferimento ideale potrebbe essere quello di Pisa, sempre all'avanguardia nel campo dell' Automazione.
Non credo, poi, che un tale progetto comporterebbe l'impiego di risorse finanziarie particolari; si tratterebbe
solamente di finalizzarle ad uno scopo preciso.
La progettazione e la produzione del software offrono, infine, un altro vantaggio, forse decisivo per il nostro
Paese ; si tratta di un'attività che naturalmente impone la meritocrazia e che mette al riparo dai danni enormi della piaga
più diffusa del nostro mondo accademico : la "raccomandazione". La
qualità dei risultati è talmente necessaria e così facilmente accertabile, che una persona non all'altezza viene "filtrata" subito
e in maniera inappellabile.
Questo messaggio sarà registrato, a seguito degli altri, nel sito www.dante2000.it
(Versione italiana, voce "Agli Italiani").
Cordiali saluti,
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Alberto Acquaro
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